La tragica fine di Markus, il sedicenne morto sotto una valanga mentre filmava la sua impresa da freerider

la tragica fine di markus, il sedicenne morto sotto una valanga mentre filmava la sua impresa da freerider

Torna la neve in Alto Adige

Morire a 16 anni per una discesa con gli sci fuori pista sulla neve fresca. Markus Raffl conosceva bene il freeride, molto diffuso tra i giovani altoatesini, ma forse domenica 3 marzo ha sottovalutato i pericoli della montagna e le possibili slavine. Così, è rimasto ucciso da una valanga che lo ha travolto e sepolto per ore. È accaduto in Alto Adige, in Val Passiria, dove il 16enne viveva con la famiglia – a Plata di Moso in Passiria – ed era conosciuto soprattutto per l’hobby dello sci fuoripista. Markus, come probabilmente molte altre domeniche invernali, ha trascorso la mattinata sulle piste. Alle 14.30 è salito da solo in quota per l’ultima volta con l’impianto sul Karjoch, dove la neve arriva quasi a due metri. Da lì ha iniziato la discesa fuori dalle piste battute, probabilmente alla ricerca di neve fresca. Avrebbe voluto filmare l’impresa con la action cam montata sul casco per postarla poi sui suoi canali social come altre volte ma, complice l’innalzamento delle temperature di questi giorni, una slavina si è staccata e lo ha travolto. Alle 19.30 l’allarme da parte dei genitori che, non vedendolo rientrare, hanno contattato il soccorso alpino che ha subito avviato le ricerche insieme ai vigili del fuoco e ad alcuni volontari. Per facilitare le operazioni al buio si è alzato anche l’elicottero Aiut Alpin Dolomites con i dispositivi notturni e un grande faro di illuminazione, mentre a terra si cercavano le tracce di valanghe recenti. Inutili i tentativi di geolocalizzare lo smartphone del ragazzo con il drone da sorvolo e il dispositivo ARVA (Apparecchio di ricerca in valanga) per la localizzazione immediata: probabilmente Markus non lo aveva con sé. A facilitare il ritrovamento, dopo quasi due ore, è stata l’ombra di uno sci sulla neve proiettata dal faro dell’elisoccorso. Alle 21.30, quando i soccorritori hanno trovato il corpo del giovane, i tentativi di rianimarlo erano già inutili. Markus era rimasto sotto la neve per troppo tempo. «La prima raccomandazione quando si va fuoripista è di non farlo mai da soli. Soprattutto se, come in questo caso, era caduta tanta neve di colpo e c’era vento», spiega Robert Demetz, presidente del Collegio maestri di sci dell’Alto Adige. «Se si aggiungono le alte temperature, si tratta delle condizioni più pericolose per fare freeride – aggiunge – perché il rischio di distacchi di valanghe aumenta. Il consiglio, prima di avventurarsi fuori pista, è di guardare sempre le previsioni meteo, il bollettino neve e quello delle valanghe». Secondo Demetz anche il fatto di «sentirsi immortale quando si è adolescenti» è stato determinante: «Con gli sci più larghi e le nuove attrezzature è molto più facile sciare in neve fresca rispetto a un tempo. Se a questo si aggiunge il boom dei social media, ormai sulla neve molti giovani passano più tempo a fare foto e video da postare in rete che a sciare». La raccomandazione è sempre quella di avere prudenza: «È esattamente quello che, da genitore, dico anche a mio figlio – che tra l’altro in questo momento è in montagna in Canada per uno scambio culturale – anche lui appassionato di freeride: bisogna avere buon senso, sempre. Perché la montagna è bella, ma se va male non ti dà una seconda possibilità». «Per il freeride bisogna avere pazienza, aspettare qualche giorno e dare tempo al manto di assestarsi. – spiega Michele Barbiero, guida alpina professionista di Pieve di Cadore, Dolomiti. – Senz’altro bisogna evitare i pendii ripidi, che sono i più a rischio distacco di valanghe. Il pericolo valanghe di grado 3, cioè “marcato”, è il più subdolo, perché richiede grande capacità di valutazione delle condizioni (non a caso è con questo grado che si verifica la maggior parte degli incidenti mortali fuoripista, ndr)», spiega. Quanto al fenomeno del freeride combinato con il mondo dei social, secondo Barbiero il rischio di emulazione è molto alto: «Il bel video di un freerider professionista è il risultato finale di una discesa fuoripista programmata, preparata, organizzata con tutte le cautele del caso. Non c’è mai improvvisazione. Al contrario: la sicurezza deve sempre venire prima di tutto», conclude. Quello del 16enne è il secondo incidente mortale in poco meno di una settimana: mercoledì scorso un turista tedesco di 22 anni era morto sotto una valanga durante un’escursione di scialpinismo a Racines, sul versante opposto a quello di Plan in Val Passiria. I due compagni, un uomo e una donna, erano stati invece recuperati in gravi condizioni e trasferiti all’ospedale di Bolzano e ora sono fuori pericolo.

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