«Quando La Russa mi ha detto che avrebbe fatto un appello per farmi andare a Sanremo ho pensato a uno scherzo di carnevaleВ». Umberto Smaila non prova nemmeno a fingere. Allergico alla retorica, tra i pochi artisti che rimangono laici anche quando si parla di Sanremo, non prova nemmeno a dire frasi come В«sarei molto orgogliosoВ», В«sarebbe un onoreВ». Il presidente del Senato ha chiesto ufficialmente che Smaila fosse invitato nella serata finale del Festival per parlare delle foibe e dell’esodo giuliano dalmata, proprio nel Giorno del ricordo, lui che ГЁ nato in una famiglia di esuli fiumani. В«Ma per me questo invito fatto dal Presidente la dice lunga sul suo spirito goliardico mai tramontatoВ».
Pensava a una battuta, invece lo ha fatto davvero…«Ma, come ho detto anche a lui, tanto non mi chiameranno mai. Lui mi ha risposto: e io lo dico lo stesso. Non mi vengono neanche i brividi all’idea perché so che non succederà».
E come mai?«Sono un personaggio del mondo dello spettacolo, so che le regole di scaletta di una prima serata sono rigide, figuriamoci per la finale. Non saprebbero nemmeno come inserirmi».
Quindi sarebbe solo un problema di tempistiche? Non pensa che possano pesare anche le sue simpatie politiche?«Beh, La Russa è un mio amico, suo figlio è amico di mio figlio ed è presidente del Senato, nella sua area gravita anche la presidente del Consiglio, diciamo che forse mai come quest’anno dovrei avere una corsia preferenziale. Ma non mi pongo il problema. Di certo questa cosa mi ha un po’ travolto, mi hanno scritto tutti… essendo un personaggio pubblico dico che va bene, basta che se ne parli, come diceva Wilde».
La scaletta della quarta serata di Sanremo, oggi
Ma non le piacerebbe salire sul palco dell’Ariston a diffondere un messaggio tanto importante?«Non c’è necessariamente bisogno di Sanremo, posso farlo anche al telegiornale, volendo. Tutti vogliono andare a Sanremo, anche i Trattori… c’è la coda al botteghino. Ad ogni modo, l’importante è che se ne parli e se questo appello di La Russa ha contribuito a fare un po’ di rumore, penso abbia fatto bene».L’altro giorno La Russa l’ha invitata a Roma, alla Camera, per parlare delle Foibe.«A parte lui non conoscevo nessuno, non avevo mai visto prima Fontana e nemmeno Fedriga. Mi ha abbastanza sorpreso essere chiamato io da solo come testimone a Montecitorio, con tutta la prosopopea che presume quel posto… ero anche un po’ emozionato in quelle sale istoriate».
Quale è la storia della sua famiglia?«Io sono nato a Verona nel 1950 dove si erano trasferiti i miei genitori da Fiume, due anni prima, dopo vari campi profughi. Mia mamma non aveva mai accettato questa situazione, nell’esodo hanno perso tutto. Aveva scritto anche un libro a riguardo, Fiume, una città oltre confine. E ha tenuto tante conferenze a riguardo. Io ogni estate fin da bambino facevo ritorno in quella che lei continuava a sentire come la sua terra, la terra dove ha perso tutto: aveva anche un ristorante lì. Ma molti dei suoi parenti erano rimasti, così tornavamo anche per ritrovare loro».
Ha visto Sanremo? Cosa ne pensa?«Prima il centro del Festival erano le canzoni, poi lo sono diventati i cantanti e adesso sono venuti meno anche loro, ci sono i personaggi. Io al Festival ho partecipato come autore con la canzone “È tutto un attimo” di Anna Oxa che secondo molti è una delle più belle della storia di Sanremo. Va bene così».
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