Russia, perché non subisce contraccolpi dalle proprie perdite in Ucraina? L’asso nella manica di Mosca
Perché la Russia continua la sua avanzata in Ucraina senza mostrare alcun segno di cedimento, nonostante abbia subito ingenti perdite dall’inizio del conflitto?
L’intelligence britannica fa sapere che dall’origine della guerra l’esercito di Mosca ha perso circa 7500 mezzi blindati da combattimento tra carri armati e altri tipi di mezzi. Pur tenendo in considerazione la capacità del Cremlino di modellare la narrazione pubblica sull’andamento dell’“operazione speciale”, minimizzando o giustificando le difficoltà, l’attacco russo prosegue senza particolari intoppi. In che modo sopperisce a queste perdite?
Le perdite russe
Dopo due anni dall’invasione dell’Ucraina, la Russia ha perso sul campo circa 2.600 carri armati e 4.900 mezzi blindati da combattimento.
Le perdite non sono state distribuite in modo omogeneo nel corso di questi mesi. Nel 2023, quando le unità armate russe hanno operato con una postura più difensiva, rendendo la guerra più statica, le perdite di mezzi sono state il 40% in meno rispetto al 2022, anno in cui ha avuto inizio lo slancio bellico.
Dall’ottobre 2023 ha preso piede una nuova fase militare dell’avanzata russa, decisamente più offensiva, che ha comportato un nuovo incremento delle perdite: fino a 365 carri e 700 mezzi armati di altra natura. Si parla, dunque, di più di mille unità andate distrutte in circa quattro mesi. Numeri importanti, a cui dovrebbe corrispondere un contraccolpo per Mosca e la sua strategia, ma a quanto pare non è così.
La capacità produttiva
In questo momento la Russia è in grado di compensare le perdite sul campo, proseguendo così la sua offensiva, grazie ad una straordinaria capacità produttiva che le permette di costruire circa 100 carri armati al mese.
In particolare, è dal 2023 che l’industria militare russa ha aumentato significativamente la produzione di carri armati e veicoli blindati. Secondo quanto afferma l’esperto militare russo Viktor Murakhovsky, l’industria della difesa del Cremlino ha fornito all’esercito russo in questi mesi circa 2.100 carri armati di vario tipo, dai modelli più vecchi come il T-54/55 e l’ET-62 fino all’ultimo T-90M Proryv.
Il carro armato T-80
Per far fronte alle necessità, la Russia ha deciso anche di riavviare la produzione del carro armato da combattimento T-80, un modello di epoca sovietica, dotato di nuove turbine. Nel 2023 ne è stata introdotta anche una nuova variante, il T-80 BVM.
Questo incremento è significativo dell’enorme sforzo che Mosca sta richiedendo alle sue industrie, dimostrando come la Russia stia gestendo questo conflitto in un’ottica sempre più a lungo termine. La forza produttivo-militare della Russia rimane uno dei principali elementi alla base del suo potere a livello mondiale.
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