È una di quelle notizie che può essere smentita dai fatti in poco tempo, però merita di essere seguita. L’Iran ha ordinato alle milizie sciite irachene una pausa negli attacchi contro gli Usa e, in effetti, dal 4 febbraio non sono stati segnalati episodi gravi. Il 29 gennaio – ha rivelato la Reuters – Esmail Qaani, comandante della Divisione Qods, l’apparato dei pasdaran che coordina le fazioni alleate in Medio Oriente, è arrivato all’aeroporto di Bagdad dove ha incontrato i responsabili dei gruppi armati. Il generale non è mai uscito dal complesso per ragioni di sicurezza, forse nel timore di fare la fine del suo predecessore, Qasem Soleimani, ucciso da un drone americano nel gennaio del 2020. E la visita si è svolta appena 48 ore dopo il bombardamento sulla base statunitense in Giordania costato la vita a tre soldati, dunque in un momento di grande tensione con il rischio di una conflagrazione totale. Durante il colloquio l’inviato di Teheran ha invitato i partner a sospendere le incursioni al fine di evitare rappresaglie pesanti da parte di Washington (che pure ci sono state, in modo ripetuto). Inoltre, esistono timori di destabilizzare il governo iracheno, stretto tra molti fuochi. Da un lato il rapporto con gli Usa, dall’altra il contropotere dei guerriglieri. La «mediazione» dei pasdaran, in apparenza, ha portato ad un risultato, almeno nel breve periodo. L’ordine di una «tregua» è stato accolto da tutte le formazioni, ad eccezione della Brigata Nujaba, mentre Kataeb Hezbollah ha annunciato pubblicamente lo stop. Secondo le fonti citate dall’agenzia solo l’intervento di Qaani avrebbe evitato nuove provocazioni. La storia offre quattro spunti. 1. È la prova ulteriore del controllo degli ayatollah sulle fazioni sostenute con armi e copertura, un’alleanza gestita dalla Divisione Qods. 2. Teheran come la Casa Bianca vuole evitare uno scontro ampio. 3. La pausa non riguarda invece gli Houthi: è un aspetto significativo perché l’azione del movimento in Mar Rosso ha un impatto serio a livello globale. Questo significa, per alcuni, che gli yemeniti hanno maggiore autonomia oppure è un capitolo separato del Grande Gioco. 4. Siamo sempre in una cornice molto dinamica, dove tutto può cambiare in modo rapido. I militanti operano per ottenere la partenza degli Stati Uniti dall’Iraq, hanno un conto da regolare dopo l’eliminazione di alcuni dirigenti.
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