Villa Bagatti contesa. Il tribunale civile gela il Comune: “L’acquisto è valido”
Gli atti sono validi. Non è andata come si aspettava il Comune: il Tribunale di Monza, Sezione Prima Civile, ha pronunciato la sentenza relativa all’azione di nullità del contratto di compravendita di Villa Bagatti Valsecchi che rigetta la domanda dell’amministrazione comunale. Nelle parole dell’assessore agli Affari legali Matteo Figini la sorpresa per come è evoluta la vicenda: “Una sentenza che ci lascia stupiti più che amareggiati. Una sentenza positiva infatti avrebbe comportato conseguenze immediate pesanti per la villa. Sembra che ci siano i presupposti per un ricorso in appello fondato, che potrebbe riformare la sentenza di primo grado: i nostri legali stanno già lavorando in tal senso. I tempi stringono. La sentenza è stata ufficialmente notificata e mancano già meno di 30 giorni. In ogni caso ad oggi, questa sentenza, per la nostra villa e per i rapporti con la Fondazione non cambia nulla: continueremo a lavorare per una soluzione indolore che contemperi la tutela del patrimonio culturale da un lato e le esigenze di bilancio per i beni e i servizi da garantire primariamente alla cittadinanza. Sapevamo già che la sentenza non avrebbe risolto nulla nell’immediato”.
Era stata l’Amministrazione comunale, attraverso uno studio di professionisti legali, a depositare nel 2020 la richiesta per “l’esercizio dell’azione di nullità degli atti correlati all’acquisizione di Villa Bagatti Valsecchi”. Dopo l’udienza di aprile del 2022, il giudice aveva rimandato a dicembre dello stesso anno un ulteriore dibattimento per l’ammissione dei mezzi istruttori formulati dalle parti, cioè gli atti afferenti alla fase istruttoria che consiste nell’espletamento dei mezzi di prova per ricavare le prove necessarie al giudice per decidere la causa.
L’intento dell’amministrazione era quello di andare a fondo alla vicenda anche in sede civile, riprendendo in mano quanto richiesto nel 2013 dalla Corte dei Conti. La Sezione regionale di controllo per la Lombardia della magistratura contabile aveva infatti accertato due gravi irregolarità: l’elusione del patto di stabilità per l’anno 2011, la mancata applicazione delle sanzioni conseguenti e l’uso improprio della “fondazione di partecipazione” per eludere vincoli di finanza pubblica in materia di indebitamento. In sostanza l’operazione di acquisto da 6 milioni di euro si era svolta nella presunta consapevolezza che l’acquisto avrebbe determinato lo sforamento del patto di stabilità senza un piano di ammortamento. “Il vero obiettivo della creazione della fondazione“”La Versiera 1718” – scriveva la Corte dei Conti – non è consistito nell’individuazione del migliore strumento giuridico per la realizzazione di finalità pubbliche, bensì quello di sottrarre al Comune a stringenti regole di contabilità che altrimenti avrebbero precluso il compimento dell’operazione”. Nel frattempo l’Amministrazione comunale aveva richiesto all’Agenzia delle Entrate una perizia, arrivata solo alla fine del 2018, sul valore della villa stimato in 3,8 milioni di euro a fronte dei 6 spesi. In sostanza se anche in sede civile fosse stato confermato quanto già evidenziato dalla Corte dei Conti, quindi che l’atto di costituzione della Fondazione, il contratto di apertura del credito per finanziare l’acquisto della villa e l’atto stesso di acquisto della storica dimora erano nulli, la villa avrebbe dovuto tornare ai suoi proprietari, due società. Non è andata per ora così.
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