A Montevecchia è scontro fra sindaco e parrocchiani sulla scuola. In chiesa parte una petizione
Montevecchia (Lecco) – Il sindaco vuole trasferire la scuola elementare comunale in un altro paese, i parrocchiani però non ci stanno e raccolgono le firme in chiesa per chiedergli di ripensarci. “Ne va della costruzione comunitaria del futuro dei nostri ragazzi e giovani e della vita della nostra comunità – si legge nella petizione promossa dai componenti del consiglio pastorale letta dal pulpito alla fine della messa domenicale -. Spostare l’attività didattica fuori dal territorio svuoterebbe inevitabilmente la vitalità culturale e l’identità di una realtà territoriale ricca e vivace come la nostra”. Sembra quasi una storia alla Peppone e don Camillo quella che arriva da Montevecchia, nel cuore della cattolicissima Brianza lecchese, su cui domina il santuario della Beata Vergine del Carmelo: da una parte il primo cittadino Ivan Pendeggia, sebbene non sia un comunista ma di centrodestra, dall’altra i fedeli guidati dal curato don Fabio Biancaniello.
L’oggetto del contendere è appunto il trasloco fuori paese, probabilmente a Missaglia, della scuola primaria, che deve essere sottoposta a un lungo intervento obbligatorio di adeguamento alle normative antisismiche. Per mancanza di bambini sembra inoltre che già il prossimo settembre salterà la prima elementare.
Prevosto e parrocchiani, rappresentanti dai componenti del consiglio pastorale, tuttavia temono sia l’inizio della fine della comunità locale. Per questo al termine della messa prefestiva del sabato sera e di quella della Domenica delle palme, è stata letta una petizione sottoscritta già da centinaia di montevecchini, sia sui moduli di carta, sia online. “Questa scelta non riguarda solo chi nel presente vi è coinvolto, cioè le famiglie dei bambini con i loro eventuali problemi logistici, ma tutti i residenti del Comune”, c’è scritto nel documento. Oltre a perorare un dietro-front, suggeriscono possibili alternative per tenersi le elementari in paese, come la palestra comunale, prefabbricati o parte degli spazi dell’oratorio. “Siamo ben disposti a collaborare”, assicurano il reverendo e i fedeli.
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