Costretti a lavorare sotto ricatto, senza paga né scarpe e con scarso cibo: 19 migranti usati come schiavi in una cooperativa di Vigonza

costretti a lavorare sotto ricatto, senza paga né scarpe e con scarso cibo: 19 migranti usati come schiavi in una cooperativa di vigonza

Costretti a lavorare sotto ricatto, senza paga né scarpe e con scarso cibo: 19 migranti usati come schiavi in una cooperativa di Vigonza

Vigonza (Padova), 9 febbraio 2024 – Costretti a lavorare sotto il ricatto di non avere ancora il permesso di soggiorno, senza paga e in condizioni degradanti, addirittura senza scarpe e con carenza di cibo. Una situazione quasi di schiavismo a cui erano sottoposti 19 stranieri di origine africana e richiedenti asilo in una cooperativa di Vigonza, nel Padovano, che è stata sottoposta a sequestro preventivo finalizzato alla confisca per sfruttamento di migranti irregolari da parte Squadra Mobile di Padova insieme a personale dell’Ispettorato del lavoro. Un 48enne padovano, presidente fino a dicembre della cooperativa, è indagato per violazione di norme in materia di immigrazione, caporalato ed estorsione.

Caporalato, sfruttamento e degrado

Il 48enne indagato, legale rappresentante della cooperativa di Vigonza, anche se non aveva l’incarico della Prefettura per svolgere servizi di accoglienza straordinaria (gli appalti Cas), utilizzava e impiegava comunque come manodopera dipendente 19 stranieri originari del Mali, Burkina Faso, Senegal, Costa D’Avorio, Guinea giunti irregolarmente in Italia nell’aprile 2023 e assegnati, quali richiedenti asilo in attesa di rilascio del titolo di soggiorno, a un’altra cooperativa con sede nello stesso capannone. I 19 stranieri erano stati assegnati a lavori di assemblaggio ed etichettatura, anche con l’uso di presse, senza che recepissero alcuna retribuzione e in assenza di qualsiasi formazione, assistenza medica e infortunistica. Erano inoltre costretti a vivere in condizioni degradanti, senza dispositivi di protezione durante il lavoro e addirittura senza scarpe, in situazione abitativa con carenza cibo, vestiario, medicine. Uno sfruttamento indotto dal loro stato di bisogno che aveva portato a fargli firmare un “patto formativo di inclusione sociale” che prevedeva il lavoro volontario di almeno tre mesi sotto la minaccia della perdita di ospitalità e di non inoltrare o ritardare la pratica per ottenere l’asilo e i documenti per lavorare alla Questura di

Padova.

L’inchiesta

L’indagine è partita dalla perquisizione di un uomo tunisino che era stato espulso l’11 giugno 2019 poi rientrato illegalmente sul territorio italiano e assunto nonostante non avesse il titolo di soggiorno dalla cooperativa di Vigonza ora posta sotto sequestro. Dai controlli dei documenti sul personale della cooperativa è quindi stato accertato come venissero impiegati come dipendenti numerosi stranieri, di cui solo alcuni in possesso dei documenti in regola. A seguito di due successive ispezioni disposte dalla Procura è poi emerso che la seconda cooperativa che aveva ottenuto regolarmente l’appalto Cas (centro per l’accoglienza straordinaria) passava di fatto le persone assegnate all’altra cooperativa che li sfruttava dopo la firma di un “patto formativo di inclusione sociale” a titolo di “volontariato”. Gli stranieri hanno dichiarato di avere accettato di sottoscrivere il “patto” per paura di perdere l’ospitalità e il pocket money garantito dalla Prefettura. A tre cittadini del Mali era inoltre stato detto che lavorare in questo modo era l’unica soluzione per rimanere in Italia e che ai lavoratori della cooperativa sarebbero stati garantiti appuntamenti più veloci per ottenere i documenti in Questura.

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