Canfora e l’odio rosso contro Berlusconi. Poi l’insulto al governo
Ancora un’intervista provocatoria da parte del professore di Filologia greca e latina all’Università di Bari, Luciano Canfora, che ha condiviso l’appello del Manifesto su un nuovo 25 aprile a Milano dopo 30 anni da quella del 1994, quando “La minaccia neofascista era forte trent’anni fa, quando erano al governo per la prima volta Berlusconi e Fini, ed è fortissima oggi che il governo con Meloni è spostato ancora più a destra”. Così si legge nel manifesto di annuncio della manifestazione, che canfora condivide in quanto, dice, “da tempo denuncio l’avanzata delle destre in Europa. Ho sempre detto che bisogna celebrare i valori della Liberazione ma quest’anno ancora di più”.
Nella sua intervista, Canfora parla di una “recrudescenza del mercato politico”, citando una frase di Norberto Bobbio del 1983: “Se il mercato ha vinto in modo planetario allora anche la politica è entrata dentro il meccanismo del mercato”. Agganciandoso a questa definizione, Canfora aggiunge il filosofo colse “un fenomeno tremendo di cui siamo partecipi perché ci adeguiamo a un odioso sistema statunitense in base al quale per diventare senatore bisogna mettere in campo svariati milioni”. Definisce i partiti come “Larve” e Marco Pannella come “Flagello della politica” e “Qualunquista al cubo”. Non manca di commentare nemmeno Silvio Berlusconi, perché “l’hanno messo nel santuario laico dei milanesi importanti” e gli stanno dedicando un francobollo, oltre a una serie tv firmata Netflix. “È assurdo. Dopo la morte di Nerone cominciarono a esaltarlo e addirittura a profetizzare un suo ritorno”, ha aggiunto Canfora ironizzando sul fatto che “Nel Rinascimento ci sono stati umanisti buontemponi che si sono inventati la ‘Neronis’. La Laus Berlusconis non mi stupisce”.
Tornando alla manifestazione di 30 anni fa a Milano contro Berlusconi, rapportandola a oggi, Canfora parla di un “fenomeno Rai”, che definisce come “un caso particolare di un più generale meccanismo al cui centro c’è il tentativo di destrutturare la Costituzione, che sta subendo un attacco particolarmente insidioso”. Addossa la responsabilità “all’insipienza del Pd di Enrico Letta che ha fatto in modo che si andasse ai seggi in ordine sparso e con una legge elettorale demenziale”. Un’accusa al presidenzialismo, convinto che passerà sia al parlamento che al referendum, perché “l’argomento seduttivo, molto banale, che il popolo elegge il suo capo fa breccia in un elettorato poco preparato”.
Querelato dalla premier per affermazioni considerate offensive del suo onore, Canfora afferma che lo “preoccupa però questa tendenza alla censura. Ci sono aspetti più specifici, come le singole persone che vengono prese di mira sulla stampa o l’abitudine di tappare la bocca con metodi giudiziari, e quelli generali”. Difende la politica nelle scuole, accusando chi la considera non adeguata all’istituzione scolastica, come una volontà di censurare le legittime critiche dei giovani e peraltro è senza senso perché si fa politica nel momento stesso in cui ci si esprime in quel modo”.
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