Celebre lo scambio di maglia con Pelè. Ora è ricoverato a Siena dopo un’emorragia cerebrale. Ore di apprensione per Pasqualini. L’inno rossoblù gli fa compagnia
Il suo amico Pelè, ‘O Rey’, se n’è andato poco più di un anno fa. In una stanza d’ospedale di Siena in queste ore Mauro Pasqualini, con i suoi inimitabili baffoni neri, sta lottando con tutte le sue forze (e con l’aiuto speciale dell’inno rossoblù) per posticipare l’abbraccio celeste con il campione brasiliano che in qualche modo lo ha reso famoso. Buono d’animo, generoso, mite, gentile: tutta l’esistenza di Pasqualini dimostra che non c’è bisogno di toccare il pallone come Pelè per essere dei fuoriclasse nella vita.
Pasqualini, 76 anni, dalla sua Crevalcore (dove è nato l’1 dicembre 1947) ha fatto un lungo viaggio per arrivare a Foiano, nell’Aretino, dove abita da una vita. Ma non ha mai reciso i fili che lo legano a Bologna. Lunedì sera, mentre era di ritorno dal canile di Lucignano, di cui è promotore e volontario, l’ex calciatore è stato colto da un malore. Emorragia cerebrale, gli hanno diagnosticato i medici dell’ospedale Le Scotte di Siena, dove Pasqualini è ricoverato, vigilato dalla figlia Mila. La maglia di Pelè, quella che più di mezzo secolo fa lo ha portato alla ribalta delle cronache, è rimasta a casa. Pasqualini, ala dallo scatto fulmineo e dal dribbling facile, incontrò il campione brasiliano nella tournée americana a cui il Bologna partecipò nel 1972. Pelè, stella del Santos, fu così catturato dai suoi funambolismi che in coda alla tournée gli regalò il prezioso cimelio. “Perché proprio a me?” chiese Mauro al campionissimo, stringendo la maglia. “Perché mi piace come giochi”, gli rispose ‘O Rey’. Da allora quella maglia è passata di mano più volte, ma sempre per scopi benefici. Pasqualini prima la donò a una struttura di Foiano, che poi gliela restituì. Identica sorte quando nel 2012 l’ex calciatore mise all’asta la maglia per aiutare la sua Crevalcore colpita dal terremoto: in quel caso fu la Uisp, che aveva acquistato la maglia, a riconsegnarla all’antico proprietario.
La parte più commovente della storia, raccontata dalla figlia, è che quando nella stanza d’ospedale Mila ha diffuso le note di ‘Le tue ali Bologna’ Mauro ha mosso un braccio. “Lo ha alzato, quasi volesse salutare la sua squadra, e ha cominciato ad agitarlo”, dice Mila. La situazione resta gravissima, solo il cuore tiene in vita Pasqualini. Ma se il suo amico ‘O Rey’ da lassù potesse parlare probabilmente gli direbbe: Mauro, prenditi altro tempo, non ho fretta di rivederti.
Massimo Vitali
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