“Una presenza maligna”. Milei contro Papa Francesco e la Chiesa argentina
Il neo-eletto presidente argentino Javier Milei, durante il suo discorso per la vittoria al ballottaggio, ha lanciato un monito a coloro che “resisteranno” ai cambiamenti che la sua amministrazione apporterà al Paese: “A tutte queste persone voglio dire: entro i confini della legge, tutto. Fuori dalla legge, niente”. Queste parole sono state percepite come una sorta di minaccia da alcuni segmenti della Chiesa cattolica, in particolare quelli più attivi sul territorio e tra la popolazione.
Per anni e in pieno spirito ultraliberista, Milei si è scagliato contro la dottrina sociale del clero romano e, in diverse occasioni, ha direttamente insultato Papa Francesco, definendolo “imbecille”, “comunista” e “una presenza maligna sulla Terra”. Nel corso della campagna elettorale, un membro della sua squadra aveva addirittura avanzato l’ipotesi di interrompere le relazioni diplomatiche con il Vaticano. Da parte sua, il pontefice aveva messo in guardia dai “pericoli dei clown messianici” durante un’intervista rilasciata ad ottobre all’agenzia stampa argentina Telam. Un riferimento velato ai comportamenti e alla gestualità di Milei durante i comizi, decisamente sopra le righe.
Lo scontro a distanza tra il nuovo capo di Stato di Buenos Aires e il Santo padre, il cui viaggio in patria potrebbe saltare proprio a causa della vittoria di El loco, non ha lasciato indifferenti i rappresentanti della Chiesa nel Paese sudamericano. Diverse associazioni laiche e membri del clero hanno organizzato iniziative contro Milei, arrivando anche a criticarlo durante le omelie e le processioni. A settembre i curas villeros, i preti che operano negli slum della capitale, hanno tenuto una messa riparatoria per Papa Francesco a causa degli insulti del leader di La Libertad Avanza e hanno fatto proselitismo nelle baraccopoli durante le loro attività giornaliere.
Una posizione più moderata è stata espressa da Carlos White, responsabile del dialogo inter-fedi dell’arcidiocesi di Buenos Aires: “Dobbiamo sempre rispettare la volontà del popolo, ma il futuro è incerto. Per il bene di tutti gli argentini, speriamo che il nuovo presidente abbia successo”. Nei gruppi di sacerdoti più politicizzati, però, regna un clima di incertezza. “Ho molta paura per il futuro. Non sappiamo cosa succederà e non vogliamo vivere nel Paese di Milei”, ha affermato Francisco Olivera, noto come padre Paco e membro dell’organizzazione Curas en opción por los pobres. “Chi ha votato per Milei è pregato di essere coerente e di non venire più in refettorio. Non ci sarà cibo per tutti”.
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