“Morirò in mare, ma non tornerò indietro”. La premonizione di Samuele Landi
Dopo la conferma arrivata dalle impronte digitali, si attendono ormai solo i risultati del test del dna per certificare il decesso di Samuele Landi. E nelle scorse ore, su YouTube è spuntata una videointervista all’ex-amministratore delegato di Eutelia, nella quale lui stesso si diceva certo di morire in mare. Una sorta di premonizione, quella espressa in inglese dall’imprenditore originario di Arezzo, trasferitosi dal 2010 negli Emirati Arabi dopo il “crac” dell’azienda di famiglia che gli costò una condanna definitiva ad otto anni per bancarotta. Ultimamente stava lavorando al progetto sperimentale di una città galleggiante al largo delle coste della penisola araba e, secondo una prima ricostruzione, avrebbe trovato la morte proprio su una delle chiatte galleggianti: insieme al resto dell’equipaggio, sarebbe stato sorpreso da una violenta tempesta scoppiata all’improvviso, con onde alte oltre quattro metri abbattutesi sulla chiatta.
A Dubai si attendono insomma solo le carte ufficiali dell’esame del dna che certifichino la corrispondenza tra Landi e uno dei due cadaveri recuperati dopo il fortunale. Nel frattempo su YouTube (su un canale chiamato “Maverick Moves”) è stato caricato un breve documentario che ha come protagonista proprio lo stesso ex-paracadutista e campione di enduro, girato nelle scorse settimane dal regista britannico Oswald Horowitz, dal titolo eloquente di “The legend of Landi – requiem for a floating city”. “Samuele è un uomo misterioso, un esperto di sicurezza informatica – si legge, tradotto dall’inglese, nella didascalia del filmato – ha creato la prima VPN sull’app store insieme alla società miliardaria Eutelia. È stato un consigliere chiave di tre generazioni di presidenti della Liberia. Il suo ultimo sogno era creare una città galleggiante sul mare”.
Si tratta di un video della durata di circa cinque minuti nel corso del quale (sollecitato dal regista) Landi spiega brevemente in un inglese con lieve accento toscano il progetto “Aisland”, quello che stava mettendo a punto e che con il senno di poi gli è costato la vita a seguito della violenta mareggiata. Ai più attenti non è sfuggito un punto in cui il cinquantanovenne aretino sembra dirsi consapevole dei potenziali pericoli. E si sarebbe fatto scappare quella che a posteriori sembra una frase premonitrice. “Questa è la mia ultima avventura – ha confidato davanti alla telecamera del regista – meglio qui che in un letto quando diventi anziano. Morirò di sicuro in mare, ma non torno indietro”. Non è dato sapere se fosse una frase iperbolica, per enfatizzare la sua volontà di proseguire con il progetto Aisland, o se presagisse davvero la propria fine imminente. Di certo c’è che Horowitz ha lanciato qualche giorno fa una campagna di raccolta fondi sulla piattaforma online GoFundMe, che ha sin qui raccolto oltre mille sterline. Con l’obiettivo di realizzare un docu-film sulla vita di Landi.
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