Il regalo di Natale perfetto, quando proprio non sai cosa regalare

il regalo di natale perfetto, quando proprio non sai cosa regalare

Natale 2023: i migliori romanzi da regalare a Natale, dal meglio della narrativa contemporanea. Leggi e scopri quali sono!

C’è quel meme che fa: è un grande giorno per la sinistra… spagnola. Ecco, il 2023 è stato un grande anno per la narrativa… americana. (Non è vero, sono usciti dei buoni romanzi italiani, ma qui proviamo a concentrarci sul panorama globale, e con globale alla fine si cade nell’occidentale, maledetto Harold Bloom!). Tanti nomoni, alcuni Nobel, autori con cui si va sul sicuro, anche se va detto che anche i migliori, anche quelli seduti nel pantheon, possono sempre regalare delusioni a un certo punto. E invece questi qui, i veterani della lista, si sono riconfermati dei fuoriclasse. Un grande anno per la narrativa. Ecco i romanzi stranieri più belli del 2023, da regalare a Natale.

J. M. Coetzee, Il polacco, Einaudi

Un libro asciutto, con protagonista una donna, spagnola, che conosce un musicista polacco. Un gioco di sguardi alla Ingmar Bergman. Un mondo di sensi, udito soprattutto. La protagonista sta in bilico, e anche noi. Sarebbe superficiale vederlo solo come un tentativo di raccontare una storia d’amore quando si è vecchietti. No, come sempre in Coetzee (Nobel per la Letteratura 2003) c’è qualcosa di più grande nei dialoghi e negli incastri. Lui le dice: “Lei è curiosa, molto curiosa. Ma non del vasto mondo, e nemmeno del sesso. Di che cosa è curiosa, allora? Di se stessa”. (Traduzione di M. Baiocchi).

Olga Tokarczuk, I libri di Jakub, Bompiani

Secondo Nobel della lista, forse il più celebrato tra i libri letterari di quest’anno, di sicuro il mattone del 2023. Il libro più impegnativo di Tokarczuk. Un viaggio nel mondo del Settecento, forse una parabola. Tokarczuk ha un modo di scrivere, e di pensare, che anche se vuole far passare dei messaggi dottrinali e politici risulta comunque simpatica e piacevole. Microstoria e vagabondaggi. Da cascarci dentro. (Traduzione di B. Delfino e L. Ryba).

Rachel Cusk, La seconda casa, Einaudi

Fastidiosa traduzione del titolo purtroppo, quello originale, The second place, suona molto meglio. C’è molto più mistero dietro. Dopo la trilogia che l’ha portata alla fama per aver scardinato il romanzo contemporaneo, qui Rachel Cusk si è chiesta: cosa posso fare per non tornare indietro? Una donna che vive nella natura col marito forzuto decide di ospitare nella dépendance un famoso artista in là con gli anni. Ci sono delle scene che sarà difficile togliersi dalla testa. (Traduzione di I. Pasqualetto).

Bret Easton Ellis, Le schegge, Einaudi

Forse è il libro della maturità di uno scrittore che in qualche modo, pur avendo 59 anni, è sempre riuscito ad apparire fresco o, come si dice in editoria, “generazionale”. Forse perché ha pubblicato Meno di zero a vent’anni. Ok la cornice di autofiction (termine che a Ellis non piace), ok il fatto che il protagonista si chiama Bret e ha avuto un’infanzia molto simile a quella dell’autore, però Le schegge è un romanzo dickensiano, (non solo nella mole): è davvero qualcosa che ci fa dimenticare il modernismo e il postmodernismo. Feste in piscina, The Shining e serial killer nella Los Angeles dei primi anni Ottanta. La dedica è “a nessuno”. (Traduzione di G. Culicchia).

Ottessa Moshfegh, Lapvona, Feltrinelli

Che gioia ogni tanto poter leggere qualcosa dove non ci sono iPhone, dove non ci sono psicologhe junghiane e crisi di Wall Street. Dopo il suo libro tanto virale Il mio anno di riposo e di oblio, Ottessa Moshfegh prende una direzione bizzarra. Un medioevo di fantasia – ma senza fantasy – dove un villaggio è vittima dell’ignoranza, della religione, della natura e soprattutto di un sovrano capriccioso. Lapvona ci fa vedere che c’è qualcosa di sexy nella violenza più crudele e qualcosa di spaventoso nella vita semplice che molti oggi ricercano. Quasi un horror. (Traduzione di S. Rota Sperti).

Patrick Modiano, La strada per Chevreuse, Einaudi

Quest’uomo saprebbe costruire la nebbia anche intorno alla lista della spesa. Sono ricordi, sono storie inventate, è davvero il mio passato o quello di qualcun altro? Voglio davvero fare luce su alcuni istanti della mia infanzia che i meccanismi del trauma hanno voluto dimenticassi? Il premio Nobel Patrick Modiano continua da qualche anno a scrivere lo stesso libro, o forse capitoli di un’opera ampia, di una Recherche ipernovecentesca e asciutta. E fa bene così. Nostalgia parigina immediata per dei fumosi anni Sessanta in cui si scappa dalla polizia. (Traduzione di Emanuelle Caillat).

Paul Auster, Baumgartner, Einaudi

Che si fa dopo il mastodontico 4 3 2 1? Un romanzo di 160 pagine. Che si fa quando ci si prende un tumore? Un libro sulla morte. Ma la morte è quella del partner del protagonista, quella della persona amata che se n’è andata all’improvviso. Si può ancora vivere o si resta nella palude del lutto? Si può, anche se non si è più giovani. Ma se è vero che il morto amato vive dentro di noi, come può stare tranquillo un fantasma se viene risvegliato ogni giorno dai nostri ricordi? Nonostante tutto Paul Auster non perde la sua vena comica. (Traduzione di C. Mennella).

Julius Taranto, Come ho vinto il Nobel, Atlantide

Finalmente tutti i discorsi sul politically correct, #MeToo, cancel culture e wokismo vengono trattati come si deve in un romanzo. Un romanzo divertente e per niente bacchettone. Tutti i grandi talenti politicamente scorretti vengono accolti in un’isola, in un istituto fondato da un miliardario il cui motto è: “Ciò che conta sono i risultati, non la condotta morale”. Un giocoso esercizio in cui vediamo le debolezze del moralismo contemporaneo. “Prima che la tua generazione si appropriasse dell’etichetta, essere millennial, o millenarista, significava trascendere ogni sofferenza, redimere ogni peccato…”. (Traduzione di I. Oddenino).

Martin Amis, La storia da dentro, Einaudi

Forse non è un romanzo, anche se sulla copertina dell’edizione inglese c’è scritto “a novel”. Tanto ormai la linea tra fiction e non-fiction si sta sempre più piacevolmente cancellando. Martin Amis è morto, e prima di morire ha lasciato questo testamento che è un caleidoscopio di saggezza, episodi, gossip, consigli di scrittura e biglietti agli amici. Se sei amico di Christopher Hitchens, poi… Un’autobiografia di pancia e di cervello, generosa, come non se ne vedono. Peccato qui il Nobel non sia arrivato. (Traduzione di G. Bona).

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