Prof precari senza stipendio: “Ci pagano con mesi di ritardo”. Scatta la protesta dei colleghi
Un’ora di educazione civica basata su una triste realtà vissuta da alcuni dei loro docenti. Ieri mattina davanti al liceo Machiavelli-Capponi si è svolta una protesta che ha visto insieme i colleghi di ruolo e quelli, precari, che non ricevono lo stipendio anche da cinque mesi. Sono centinaia in Toscana i prof che si trovano costretti a chiedere dei prestiti o a chiedere aiuto ai genitori. Un’umiliazione infinita. “Docenti supplenti senza stipendio. Ministero dell’istruzione e del demerito”, recitava uno striscione. E ancora: “Supplenti senza stipendio. Vergogna di Stato”.
È la prima volta a Firenze che la scuola scende in piazza a sostegno di quei colleghi che, all’inizio della carriera, possono contare solo su supplenze brevi. Vengono chiamati per una settimana, come per un mese o due. Ma il problema, in questo caso, non è solo la precarietà, quanto il fatto che gli stipendi di questi lavoratori vengono accreditati, da anni, in ritardo. Poi, certo, i soldi arrivano. “Ma non è accettabile venire ogni giorno a lavoro e non sapere quando verrai pagato – accusano gli insegnanti -. E’ una vergogna che sia lo Stato per primo a trattare così i suoi dipendenti”. “Vogliamo che, prendendo spunto da questa protesta, anche le altre scuole si uniscano – dicono i prof di ruolo venuti a dare manforte ai colleghi meno fortunati –. Bisogna che questa protesta si allarghi a tutto il Paese. Facciamo lo stesso lavoro. Non è accettabile che qualcuno non possa contare su un regolare pagamento”.
Ma dov’è l’inghippo? Ce lo spiega Emanuele Rossi, segretario fiorentino dell’Flc-Cgil: “Il problema è che lo Stato programma male i propri soldi in bilancio. Il fondo destinato al pagamento di questi docenti precari si esaurisce troppo presto. Insomma, vengono messi pochi soldi per la scuola. Così, da anni, in autunno i soldi per pagare gli stipendi non ci sono. E occorre la legge di bilancio dell’anno successivo per rimpinguare finalmente questo fondo e dare ai lavoratori ciò che loro spetta”. “E’ una cosa vergognosa – accusa Rossi -. È una ingiustizia talmente clamorosa che noi abbiamo rilanciato la vertenza ‘Lavorare gratis, ora basta’, per sostenere questi lavoratori che, rivolgendosi a noi, possono gratuitamente fare un decreto ingiuntivo e ottenere giustizia, ovvero lo stipendio, in tempi brevi”. Purtroppo però la paura prevale. E, finora, nessun docente ha colto quest’opportunità. “Per questo rilanciamo l’appello a farsi avanti. Non ci sono rischi e spese legali”, dice Rossi.
Elettra Gullè
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