Cupra, marchio del gruppo Volkswagen nato a Barcellona nel 2018, in occasione dell’ultima settimana milanese del design ha lanciato la concept car DarkRebel. La sua estetica è stata ideata da Francesca Sangalli, responsabile di Color & Trim and Concept & Strate, che ha un’ambizione demiurgica: plasmare un nuovo universo a partire da elementi primordiali come i minerali e la luce.
Cupra ha appena iniziato la prima elementare: ha solo sei anni. Non avere una tradizione a cui attenersi, con i suoi codici e i suoi limiti, libera la creatività di una designer o la condanna ad annaspare nel vuoto?
Vengo da 16 anni in Mercedes Benz, i codici dell’automotive mi sono chiari. Lavorare per un marchio nuovo, senza il peso della storia, ti permette di inventare dal nulla il concept di base. E la creazione dell’identità estetica di un brand è proprio la mia specializzazione.
Qual è la principale caratteristica di un’identità estetica efficace?
Non deve mai essere troppo rigida, altrimenti sterilizza sul nascere le possibilità evolutive.
Cupra
E qual è l’identità estetica di Cupra?
La rawness. È difficile da tradurre, diciamo qualcosa a metà a tra la crudezza e l’autenticità. Il nostro utilizzo dei materiali e dei colori si ispira alla natura. Ma non in senso romantico o, peggio, nostalgico. Mi riferisco invece alla natura come elemento primordiale da cui, anche da un punto di vista etimologico, nasce ogni cosa. Penso alle pietre, ai minerali, agli elementi chimici, a uno stadio del cosmo che quasi precede le categorizzazioni della civiltà. I nostri colori sono quindi “neutral with a twist”: ciò che conta non è tanto la base del colore, ma la sua sfumatura, l’effetto specifico. Che colore ha, che so, il pianeta Venere, o il pianeta Giove? Difficile rispondere dicendo rosso o verde o bianco. Per descriverli c’è bisogno di tante parole. Come succede per la maggior parte degli elementi naturali che ci circondano.
Può usare tutte le parole che vuole: qual è il colore più rappresentativo di Cupra?
Il rame, in particolare nei dettagli. Per quanto riguarda DarkRebel penso per esempio al logo e alle lamelle. Il rame è la nostra firma, noi firmiamo con il rame.
Cupra DarkRebel in Piazza XXV aprile, a Milano.
E come la mettiamo se a uno il rame non piace?
Non ci importa scendere a compromessi. Noi non vogliamo piacere a tutti. Noi vogliamo che ci ami qualcuno. Per dirla in modo un po’ enfatico, la nostra è una ribellione al conformismo, e da qui viene il nome del nuovo modello, Dark Rebel. Cupra non parla solo di auto, si espande tutt’attorno. Punta a creare un intero mondo, ha l’ambizione della genesi. L’azzardo è il nostro metodo, definire l’estetica per una nuova generazione di automobilisti è il nostro fine.
Per questo chiamate tribe la comunità dei vostri clienti?
Sì, è la tribù composta da chi può apprezzare le nostre scelte. Una comunità che ci ascolta e che noi ascoltiamo a nostra volta. Nel caso di DarkRebel abbiamo prima presentato la versione virtuale dell’auto. Sulla base di questa versione, chiunque volesse poteva accedere via web a un programma di design 3D, l’hyper configurator, per personalizzare il modello. Abbiamo collezionato così 270 mila configurazioni di cui abbiamo tenuto conto per la produzione del prototipo fisico.
Cupra DarkRebel nel Garage Cupra di Milano, in Corso Como.
E che auto è venuta fuori alla fine?
Il suo colore base è il Mercury Drop. Cioè un non colore, con una finitura altamente riflettente, un metallo quasi oleoso che cambia la percezione dell’auto a seconda delle varie ore del giorno, e cioè della luce. Tutto è stato pensato per offrire ai fotoni il ruolo da protagonisti, a partire dagli elementi trasparenti: la chiglia o i tratti scultorei come le alette laterali. Il vetro, che diventa vivo e solido grazie alla luce, è il palco su cui va in scena il dialogo tra ciò che è tangibile e ciò che è intangibile. In DarkRebel non ci sono confini, i fari non esistono, l’impressione complessiva è quella di una scultura unica, fluida, lavica.
Le designer nell’automotive sono statisticamente minoritarie. Essere donna è un vantaggio?
Per esperienza posso dire che in generale le donne sono più portate al pensiero laterale, ma non credo che essere donna sia determinante. Anche nel mio lavoro creativo non immagino di rivolgermi principalmente a uomini o a donne. In Italia l’età media dei clienti del nostro modello Formentor è 42 anni, per Leon è addirittura 34. E i giovani sono per lo più al di là delle rigide distinzioni tra generi.
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