Casse integrazioni e ordini in calo. La crisi nera di lusso e pelletteria
Crollo verticale degli ordini, migliaia di lavoratori in cassa integrazione, magazzini pieni. E all’orizzonte lo spettro di un sistema produttivo che potrebbe cambiare casa. Scandicci fa i conti con una crisi senza precedenti del distretto del lusso. Non si vedevano momenti così difficili dalla fine degli anni ’90. Ma come se ne esce? Andrea Calistri è uno dei pochi imprenditori ad avere un proprio marchio e un’azienda a conduzione familiare aperta nel 1954. “La situazione internazionale non era prevedibile. Ma è un’aggravante del problema, non il problema. L’euforia del dopo covid, con il rimbalzo di produzione, ha portato numeri fuori dalla norma. Abbiamo visto incrementi percentuali in doppia cifra, poco credibili. A fronte di una produzione ‘gonfiata’ il mercato reale non è stato in grado di assorbirla. Adesso è arrivato il momento di fare macchina indietro ed è difficile”. La fine di un’era: quella delle assunzioni a raffica, e dei premi produzione a pioggia. Ora come se ne esce? “Tutti insieme – ha concluso Calistri – artigiani, griffe, sindacati. Abbiamo visto andare in scena un cambio radicale del sistema industriale, con la fine delle piccole imprese che garantivano flessibilità al sistema, e la nascita di imprese più grandi fino a 400 dipendenti. Non nascono più brand, non ci sono giovani imprenditori che aprono, le amministrazioni su questi temi si sono un po’ distratte. Il mercato ripartirà, non prima del 2025 a mio avviso. Ma con fondamenti totalmente diversi rispetto agli attuali”. L’analisi degli imprenditori storici della città, a confronto con le categorie. “La crisi di settore – ha detto il responsabile Cna di Scandicci, Simone Balducci – coinvolge tutti noi. Non solo le griffe, ma anche le aziende che in questi anni hanno portato avanti una battaglia gli uni contro gli altri senza visione”. E ora? “Ora – ha aggiunto – ci troviamo di fronte a una situazione difficile, con una fetta di produzione, quella di base, ormai già delocalizzata nel sud Italia, dove si trova manodopera a costo più basso e si trovano incentivi da parte delle istituzioni locali. Chi governerà la città dovrà fare più di un tavolo; dovrà mettere le mani nel piatto della concorrenza sleale, lavorare per favorire la produzione e tenere in piedi la filiera dell’altissima qualità. Le difficoltà non dureranno per sempre, ma La crisi andrà avanti per mesi. E solo ripensando il sistema che se ne può uscire”.
Fabrizio Morviducci
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